Elena Furio per Radio RCS

Show case di Daniele Silvestri il 30 marzo alla Fnac, in occasione della presentazione del suo nuovo album, Scotch.

Scotch è l’insieme di 15 canzoni dedicate alle sensazioni che Daniele Silvestri raccoglie vivendo l’epoca contemporanea e alle quali hanno dato il loro contributo altri grandi della musica, a partire da Gino Paoli, Niccolò Fabi, Peppe Servillo (cantante degli Avion Travel) , Bunna degli Africa United, Stefano Bollani, Raisse ,attraverso partecipazioni discorsive, sonore, vocali e musicali...


Se è un piacere ascoltare Silvestri mentre fluttua nella sua musica, tra note , suoni e alterazioni sonore, altrettanto è piacevole sentire la sua chiacchiera scorrevole, la sua naturalezza, la sua umanità, la sua risata, il suo piacere nel raccontarsi, o meglio ancora, nel confrontarsi con il suo pubblico, con le idee degli altri...


Daniele si presenta con immediatezza e disponibilità assumendosi la responsabilità nel bene e nel male delle sue scelte, a cominciare dall’impostazione del disco che definisce una sorta di “film” musicale, per indicare un percorso con un inizio e una fine che si sviluppa tra i vari testi per raccontare quello che percepisce come realtà comune attorno a sè, proseguendo con la scelta di aver escluso dalla selezione delle canzoni quella che avrebbe potuto essere probabilmente la più “radiofonica” ma avrebbe potuto distogliere dall’ascolto del filo conduttore che si dipana tra le canzoni.

Dichiara il suo amore per quello che è un lavoro, una passione e allo stesso tempo un gioco e apertamente sottolinea la sensazione che ormai ci pervade di vivere sempre in una sorta di stato di emergenza che non consente di immaginare un progetto di futuro, di un’Italia “piccolina” e per la quale ripropone la canzone di Gaber “Io non mi sento italiano”, più che mai attuale, (nell’audio Daniele parla di Gaber) e provocatoriamente amara. Nonostante questo sentimento di fondo, Daniele si esprime con ironia, alleggerendo -senza sminuire- determinati messaggi che esprime chiaramente, come l’inutilità della lamentela quando non viene seguita da un’azione creativa di cambiamento, la necessità di ritrovare la forza e responsabilità individuale per cercare di trasformare il proprio destino.

Proseguendo con l’esposizione della sua filosofia, che attraversa naturalmente anche il disco, commenta gli eventi attuali spingendoci a riflettere sulla necessità, di fronte a eventi tragici come quelli di questi ultimi giorni, di prendere coscienza di quanto ci si perda in cose spesso non fondamentali e critica pacatamente il modo di porsi dei politici, sempre pronti al battibecco violento anzichè a fronteggiare realmente le grandi questioni.


Sollecitato a rispondere sulla presunta amarezza che in questo disco avrebbe sostituito quello che in passato era un grido di protesta, Daniele racconta una maturità , una consapevolezza, un senso di responsabilità disattesa quando era il tempo, e traduce il nuovo tipo di sentimento che legge nella rinnovata voglia di protestare che si sta diffondendo, come il germe di una vitalità e di una volontà di non subire più, di non abituarsi a questo presente che si vuole senza futuro, sostituendo la parola amarezza con speranza e cambiamento.


E benchè veda che la strada imboccata dalla politica sia quella che conduce allo sfacelo, ricorda quanto sia importante agire individualmente per cambiare le cose, anche andando a votare, (nell’audio Daniele parla del voto)


Le domande del pubblico riportano la discussione all’ambito musicale, e si citano canzoni del passato tra le quali Strade di Francia, Aria, Le cose che abbiamo in comune, ciascuna a lui cara per motivi diversi e Daniele conclude il suo intervento parlando di una nuova cara canzone “L’appello” dedicata ai fratelli Borsellino, una pagina di storia che va continuamente ricordata per ritrovare anche una dignità di popolo...


(nell’audio è Daniele a concludere il servizio)