Cari i miei fedeli Pirati di Radio e di Terra! Siete pronti a lapidarmi oggi? no, non parlo della
voce che è frutto di un’uscita con vento in poppa ma senza scafandro, anche se... Però,
non esagerate, mi raccomando soprattutto voi della ciurma che siete più a tiro: non vorrei
che con l’eccessivo peso delle pietre la nave pirata affondasse!
Credo proprio di rischiare un po’ del vostro affetto, oggi, perché andrò a toccare una di
quelle cose che poco o tanto piacciono a tutti...me compresa.
Si, insomma...stiamo entrando in atmosfera natalizia, no?
Oggi, dove vi porterò con il mio bordeggio? Da dove partiremo, ma soprattutto, dove
approderemo tra racconti, riflessioni e considerazioni?
Salite a bordo, aprite il cuore e lasciate alla deriva i pregiudizi...
Bene, fin da quando ero bambina, niente mi eccitava più della festa di Santa Lucia!
Passava più volte, prima della magica notte tra il 12 e il 13 dicembre...
Suonava il suo campanello fuori dalla finestra, nella sera, e per lei dicevo la poesia
imparata a memoria con la mamma e con la nonna... piovevano caramelle che si
materializzavano magicamente dal soffitto come una pioggia zuccherina... scrivevo con
pazienza e grande impegno la letterina da farle trovare nella notte sotto una scodella di
caffellatte caldo, perché potesse rifocillarsi dopo tanto vagare nel freddo della notte,
aggiungevo con premura i biscotti anche per il suo castaldo, fedele accompagnatore, e
procuravo una significativa quantità di fieno e carotine per quel povero asinello, che
avrebbe presto portato faticosamente i grandi sacchi colmi di doni da lasciare nelle varie
case dei tanti bambini...
La fatidica notte correvo a nanna presto, con un’eccitazione che mi impediva di dormire:
sapevo che non avrei dovuto uscire dalla camera per nessun motivo al mondo perché
Santa Lucia sarebbe sparita per sempre, se l’avessi vista. E quindi chiudevo gli occhi,
mentre la fantasia galoppava, e cercavo di dormire o almeno facevo finta di dormire per
non incorrere nel rischio di vederla...
A casa mia, Santa Lucia lasciava i doni sotto l’albero di Natale, o comunque nella stessa
stanza... quando mi svegliavo correvo senza fiato nella stanza dei doni, dove le lucette di
Natale illuminavano a intermittenza i nastri d’argento, le stelline dorate e le carte lucide
che nel buio del resto della stanza apparivano e sparivano, mentre io rimanevo immobile e
a bocca aperta per qualche istante... quasi sospesa tra lo slancio di andare e quello stop
imperativo che mi permetteva di vedere come in una foto indimenticabile, cristallizzata nel
tempo, quel momento unico dell’anno...
Poi, in mezzo ai mille, tra pacchettini o giocattoli sparsi per me e per tutti i miei amici più
cari, cuginetti e parenti, e caramelle, cioccolatini, arachidi, mandarini, soldini di cioccolata,
cercavo di riconoscere quello che era davvero per me e cominciava lo stupore e la felicità
per ogni singolo regalo ottenuto.
Era una sensazione così profonda di stupore e entusiasmo, di gioia e condivisione, che
faceva davvero percepire la Magia, non come fantastica astrazione dalla realtà, ma come
possibilità di assaporare intuitivamente il potenziale creativo della Vita.
Succedeva così che, appena le giornate iniziavano ad accorciarsi, la mia fantasia si
indirizzasse verso il desiderio e l’attesa, verso la speranza di sentir suonare quel
campanello, di veder volare, magicamente, le caramelle nella stanza...
L’attesa, non solo mi serviva a far aumentare il desiderio, a sviluppare l’attenzione, ad
affinare la capacità di scegliere quello che fra i mille desideri era effettivamente quello più
profondo, ma mi faceva porre l’attenzione sul mio comportamento: ero stata abbastanza
brava? Santa Lucia mi avrebbe accontentata o mi avrebbe portato il carbone? A scuola,
come andavo? Le decorazioni che avevo fatto sulla letterina erano abbastanza belle?
Avevo esagerato con le mie richieste? Avrebbe portato anche i doni che avevo chiesto per
i miei cari o solo i miei? O peggio, solo quelli per gli altri? Sarebbe stata una festa bella
quanto quella dell’anno precedente?
Non crediate, dalla mia descrizione, che ci fossero chissà quali doni impegnativi o di
valore: anche una singola caramella col suo fiocchetto appiccicato era parte di quella
scenografia portentosa, anche il mandarino succulento...e l’albero, i suoi addobbi, erano
gli stessi tutti gli anni, con quelle palline di sottilissimo vetro metallizzato che qualche volte
andavano rotte e reintegrate, con il solito nastro di frangette d’oro e d’argento, con le solite
cose appese alle finestre e ai lampadari.
Eppure, la magia era straordinaria. Indiscutibile. Prepotente...
Dicevo che da un anno all’altro l’attesa era sempre presente, sempre attraente: i regali
non erano in realtà il fine, ma il pretesto per creare proprio quell’attesa, quella suspence,
quell’occasione per immaginare, quell’incanto, quella magia che rendeva più preziosa la
Vita e le relazioni coinvolte nella sua creazione....
Ora...a me personalmente, è passata la voglia di festeggiare qualunque occasione:
“qualcuno” ha rapito la Principessa Magia e l’ha chiusa in qualche torre, non di un castello,
ma di qualche centro commerciale alto come un grattacielo...intanto non faccio in tempo a
godermi una festa che ce n’è un’altra dietro l’angolo: lasciando pur stare le feste storiche
che ci sono sempre state almeno dalle mie parti, appunto santa Lucia o Natale o la Befana
e il classico compleanno...il resto è una corsa all’acquisto e al regalo praticamente
obbligatorio!
Non c’è più il tempo di sorprendere ed essere sorpresi da un dono o da una festa, perché
ogni giorno è diventato forzatamente buono per farlo e se non lo facciamo...avanti con i
sensi di colpa!
C’è San Valentino, c’è Halloween, c’è il Carnevale con le sue maschere obbligatoriamente
o quasi da comprare, c’è Pasqua con vagonate di uova di cioccolato di tutti i tipi, e
l’anniversario di fidanzamento, di matrimonio, della prima volta, della seconda volta, e la
festina a scuola e a casa, e di fine anno o fine corso, e l’onomastico, e la laurea, e l’addio
al celibato, e l’addio al nubilato... che poi, a pensarci bene, non è che le ricorrenze siano
aumentate così tanto in termini di numero: sono l’enfasi e l’obbligatorietà che le
accompagnano a farle diventare pesanti, dispendiose e noiose! ...e tutto sommato anche
la scarsa creatività che le accompagna, grazie alla carenza di tempo e all’esubero di
proposte alla fine tutte uguali che fanno da substrato.
E di per sé, non è affatto una cosa brutta fare un dono, avere un pensiero, ricordare
qualcuno: quel che è brutto sono l’obbligo, la routine e la pressione commerciale che le
accompagnano!
C’è un tale esubero di offerta, da ogni parte, che davvero diventa impegnativo e pesante
partecipare a tutti questi pseudo festeggiamenti.
Sono davvero strana se apprezzo più la casina di legno da 30 cm che mio marito ha
costruito praticamente sotto il mio naso come buon auspicio per il cambio casa, piuttosto
che un anello con diamante? Se sono grata alla mia amica che mi regala una torta alla
robiola fatta con le sue mani anziché un libro, uno specchio, un quadro o che so io? O alla
mia vicina che condivide con me le noci che raccoglie nel bosco?
O se al mio compleanno, quell’amica che non vedo quasi mai, chiama perché si ricorda
che per me è un giorno importante o per invitarmi al concerto del tal cantante che si
ricorda così bene che mi piace?
Cosa sto cercando di dire? Semplicemente che non è l’entità, o la quantità dei regali e
delle feste a rendere “calda” la Vita, ma l’umanità che la circonda: fare un giro in questo
periodo e vedere tutto rosso e luccicoso già dai primi di novembre, con ogni tipo di
oggetto, accessorio, pacchetto, che passano dalla tovaglia, allo schiaccianoci, alla parure
del letto, alla cover per il telefonino, alle mutande, alla tazza per il latte o del bagno, allo
zerbino, a tutta quella serie di addobbi e di novità per alberi di natale e decori vari - che se
non altro hanno la logica della loro specifica stagionalità -...beh, mi dite a cosa serve?
Insomma, la mia tovaglia rossa di 10 anni fa che mi piace tanto è ancora bella, senza
buchi, macchie, o bruciature: che me ne faccio di una nuova ogni anno, o addirittura di più
di una se me ne vengono anche regalate?
Tutto lo sfavillio di luci lucine e lucette che sfavillano - appunto - tra vetrine, vicoli e
terrazzi, ogni anno più numerose, ogni anno più sfarzose, e i pupazzi e babbi natale
meccanici, mi dite in realtà a chi e a cosa servono?
Posso buttare lì una poco poetica ipotesi?
Non è che servano esclusivamente - tanto per cambiare - all’entità Mercato, quello stesso
mercato che ci spinge a lavorare di più, per fare più regali proprio per compensare la
nostra assenza, dovuta prevalentemente al fatto di dover lavorare di più per non farci
mancare niente se non il tempo per vivere e godere della reciprocità esistenziale, per
avere magie preconfezionate e sterili e per aumentare a dismisura lo spreco e
l’inquinamento e l’accumulo spudorato e saturo di inutilità?
No, perché anche per godere dei doni che si ricevono, ci vuole il tempo: il tempo per
giocarci, a Monopoli, il tempo per dipingerlo il quadro, il tempo per leggerlo il libro, il tempo
per usarla la moto, accumulare tutte queste cose, senza avere il tempo per utilizzarle, è
solo una somma di sprechi senza precedenti: spreco di risorse e materie prime per
realizzarli, spreco di spazio e elettricità per esporle nei negozi, spreco di tempo e di
denaro per lavorare e acquistarle, spreco di tempo - carburante - spazio per sceglierle,
portarle a casa, sistemarle e fare la debita eventuale manutenzione.
C’è qualcosa, però che non rimane nell’ambito dello spreco ma del guadagno: c’è un
guadagno, oltre che per il produttore e venditore, in termini di scarto: tutte le cose
acquistate anche se inutilizzate, diventano automaticamente rifiuto così come lo diventa
tutto il non venduto che rimane sugli scaffali e nei magazzini ma che perde il suo fascino
da una stagione all’altre: ecco, in termini di rifiuti c’è davvero un esubero eccellente che si
aggiunge a tutto quello che si ha comunque, indipendentemente dalle specifiche festività e
ricorrenze.
Come potete notare, la Principessa Magia, sempre rinchiusa nella sua torre, non ha più
fatto capolino, né riuscirà a liberarsi se persino la letterina per Santa Lucia è già
prestampata, solo da compilare, come ho tristemente visto in un negozio di giocattoli...
Auguro a tutti i nuovi nati e ai giovani di lottare strenuamente per liberare la Principessa
Magia, perché la sua assenza non solo impedisce a lei ogni libertà di espressione, ma
soprattutto senza la sua insostituibile presenza è la Vita stessa a risultare impoverita.
Tra una pietra e l’altra, vi saluto augurandovi di incontrare al più presto la Principessa
Magia e di custodirla nei vostri cuori e nella vostra Vita giorno dopo giorno.
Rinnovo i miei ringraziamenti alla mia ciurma, Gabriele, Luca e dj Pilo e a chi ci permette
di andare in onda con tutti questi appuntamenti: al lunedì la nuova puntata su
yastaradio.com alle 19.00 e su Radio RCS all 21.00 e con le repliche su yastaradio.com al
giovedì alle 11.00 e alla domenica alle 23.00.
E‘ sempre sul blogspot di Elena Furio che vengono caricate tutte le puntate di Bastiàn
Contrario e su facebook alla pagina di Radio Pirata - la Radio nella Radio che potete
incontrarci tutti insieme o singolarmente.
Buon proseguimento di bordeggio dalla vostra eli the worst
NUOVA PUNTATA
Lunedì ore 19.00 yastaradio.com
ore 21.00 radio RCS
91.5 fm basso Lago di Garda
98.6 fm Bassa veronese e Lessinia
REPLICHE
Giovedì ore 11.00 su yastaradio.com
Domenica ore 23.00 su yastaradio.com
oppure... dal podcast di
www.radiorcs.it