
Fosse che non si sente mai nulla di poco rassicurante in campo medico, o che tali notizie
fossero proprio rarissime eccezioni...ma purtroppo se ne sentono sempre di più...
Non possiamo, anzi, non dobbiamo riporre la nostra fiducia in modo acritico in chiunque si
nasconda dietro a un cartellino che riporta il titolo di dottore!
Siamo comunque noi che dobbiamo difendere la nostra Vita e pretendere con tutte le
nostre forze di essere curati come si cura un vivo, fino all’ultimo istante e non, perché
colpiti da tumore, come se si fosse già condannati a morte!
Se ci consideriamo e se riusciamo a farci trattare da vivi, l’impegno, la volontà, la tenacia
nel farci curare e nell’essere curati, saranno diversi, saranno più forti, più determinati...
E’ come quando si dice “non accetto un no come risposta”, ecco, “non accetto di essere
considerato morto fino all’ultimo respiro”.
Dobbiamo mettere in gioco tutte le nostre risorse, la nostra volontà, la nostra decisione, le
competenze dei nostri amici, chiedere apertamente che ci aiutino a informarci, a prendere
appuntamenti, a fare passaparola...e se serve ad aiutarci anche col denaro!
Tornando però alla premessa della puntata, vorrei proporre un bordeggio in
controcorrente: dicevo che quello che fa la differenza è anche la maniera in cui si affronta
una situazione.
So che sto per entrare in acque particolarmente profonde e delicate.
Comprendo perfettamente che sotto la pressione di un male che può essere letale, tutti i
parametri, i tempi, le priorità e le urgenze vengano capovolte e stravolte.
Ma paradossalmente, vi prego, non prendetela come una mancanza di rispetto o di
sensibilità, dicevo, paradossalmente c’è in tutto questo una contropartita immensamente
preziosa se si riesce a farla propria: quando si hanno, o si pensa di avere, i giorni contati,
sono certa che scompaia la confusione riguardo alle nostre priorità, che si possa avere
totale chiarezza su cosa e soprattutto su chi sia davvero importante e imprescindibile nella
nostra Vita, quale sia l’eredità di noi e il senso che i nostri giorni devono avere.
Vedete, anche se non ci piace pensarlo o prenderlo in considerazione, stiamo tutti
morendo, un po’ ogni giorno.
E’, come dicevo, connaturato alla vita.
Ma la presunzione di poter dilatare i tempi, ci fa quasi sentire immortali, ci fa credere che
la morte non ci riguardi, ci fa pensare che ci sia sempre un “dopo” in cui fare le cose che
non riusciamo a fare ora: scrivere quel racconto, leggere quel libro, fare quella vacanza,