Inoltre, a me è venuto da riflettere anche su un altro punto: la delinquenza di cui si parla
spesso e in modo specifico, a carico degli immigrati.
Non si capisce come mai queste persone usate dagli scafisti e ben poco rispettate dalle
realtà e dalle politiche locali delle loro Nazioni, debbano patire soprusi e violenza fino a
decidere di partire, ne patiscano durante il viaggio e all’ arrivo ne patiscano ancora, come
se i delinquenti fossero loro, quando è così evidente che i veri delinquenti sono gli
sfruttatori e le politiche che deliberatamente strumentalizzano la sofferenza e le leggi che
riguardano l‘immigrazione... Ma come si fa a mazziare sempre e comunque gli stessi?
Come si fa a non comprendere che queste persone sono vittime nella loro Terra e Terra in
cui approdano? Che si condannano le vittime anziché gli aguzzini?
“é nella natura delle bestie rispettare il più forte e colpire il debole”, dice un maestro
orientale... e un’altera Signora 90enne, di nobili origini, madre di chi mi ha raccontato il
fatto che segue, con fermezza ha escluso dal proprio ricevimento fior fior di autorità e di
eminenze semplicemente ricordando loro con gran candore, che finché anche alte cariche
religiose stringono la mano e riveriscono volgari delinquenti, non potrà mai esserci
giustizia e trasparenza e che questi ospiti non erano graditi nella propria casa...
Ma sto divagando.
Tornando al tema dell’immigrazione, vorrei sottolineare una volta di più anche le difficoltà
più irrisorie che queste persone incontrano arrivando in Italia! Molte di loro hanno difficoltà
a comunicare anche con gli stessi compagni di residenza - definiamola così - perché
magari sono di nazionalità diverse: mi è capitato di conoscere un ragazzo, ospite in uno
dei tanti alberghi, che non conosceva altra lingua a parte il proprio dialetto, e che quindi
non riusciva a comunicare proprio con nessuno dei presenti!
Ho visto anche che ancor prima di cercare di trovare un linguaggio comune che permetta
un minimo di reciproca comprensione, gli ospiti vengono “educati” dall’albergatore di turno
o da chi per lui a comportarsi “come si deve” a suon di alzate di voce o di privazioni
punitive o di lavate con l’acqua fredda se sono sulla terrazza sbagliata...e questo anche in
località montane e non esattamente in piena estate.
Ma come si fa a pretendere che qualcuno faccia qualcosa nel modo in cui si desidera, se
non ci si prende la briga di accertarsi prima di essere stati compresi?
Spessissimo non ci capiamo nemmeno tra connazionali parlando in puro italiano e non in
qualche arcaico dialetto, figuriamoci quando non ci sono contatti linguistici intermedi!
Persino la gestualità è culturale: per noi “piccolo”si indica abbassando la mano aperta e
diretta verso il basso, per qualcuno della Guinea Bissau si fa abbassando il pugno come
se scivolasse su un palo verticale...
Eppure, queste persone stanno in questi luoghi, in questi alberghi, generalmente fuori dal
mondo, quasi scontassero la pena del confino pur non avendo colpe a carico, per un