Dunque, la pressione di Trump ci da questa opportunità: sta poi a noi
non giocarcela spendendo i nostri preziosissimi attimi di vita a maledirlo,
o a piangere perchè “potremmo morire tutti”... Certo che moriremo tutti,
solo che potremmo morire “tutti insieme”, ma questo “potremmo morire
tutti” in realtà sottende la paura che non ha il coraggio di dire: “allora
tocca a me!”
Ma cʼè anche almeno unʼaltra opportunità, nel folle agire di Trump.
A saperla cogliere, ci offre lʼoccasione di andare oltre, di diventare coesi,
di riconoscere lʼinscindibilità tra la nostra e lʼaltrui sopravvivenza... e
imparare a prenderci cura reciproca sempre e comunque, abbattendo
ogni confine di età, di sesso, di religione, di etnia, di nazionalità e di
ideologia, nel piacere e nellʼinteresse globale in senso prettamente
letterario, a questo punto...
Io non sono una veggente.
Anchʼio ho le mie paure e la speranza che anche questa volta ci sia
qualche Persona in gamba che riesca a sgonfiare questo pallone prima
che esploda.
Ma siccome a tremare non godo della Vita, mentre a progettarla e a
cercare di valorizzarla si, voglio fare tesoro di questi giorni di forte
incertezza non per far spazio alla paura, ma per non dimenticare mai più
di sentire il sangue nelle vene, il pulsare della Vita in tutte le sue
manifestazioni, la consapevolezza di non salutare più i miei cari
distrattamente come se non dovesse mai essere lʼultima volta, voglio
mettere lo sforzo di guardare sempre tutti negli occhi anche per un solo
istante, perché Trump o non Trump, quello potrebbe sempre essere
lʼultimo sguardo tra me e quella particolare persona. Voglio spegnere il
computer e ascoltare cosa mi dice mia figlia, cosa mi dicono le mie
nipotine o guardare il loro il papà mentre le coccola con tenerezza,
voglio sentire lo sguardo di mia madre su di me come una carezza che