Primo premio "Opera edita" a Cattolica 2010.
"Paflasmos - Il battito del Mar Egeo"
primo posto nella categoria "Opera edita" per il Premio Città di Cattolica 2010.
Premiato sabato 24 Aprile al Teatro della Regina di Cattolica (RN)
E' un libro intenso e ricchissimo di ...attimi!
Immagini variegate che si susseguono l'una all'altra, ora a dipingere sensazioni, ora a descrivere paesaggi, ora e evocare mitologia arcaica, ora a inventare "fantastici" possibili, ora a riproporre vissuti, ora a porre domande e cercare risposte. Ora a scoprire risposte nei luoghi più impensati e nei segni più improbabili..
E' un libro scritto con un italiano non scontato, in cui le frasi si rincorrono e arrotolano su se stesse, in un gioco sorprendente di agganci ritrovati, attraverso terminologie precise e qualche "parolone" usato con estrema disinvoltura...
Un solo appunto: talvolta sono usate parole greche, evidentemente molto familiari all'autore, senza alcuna postilla che chiarisca a fondo il significato delle stesse per un lettore meno preparato, tuttavia abbastanza intuibili per la comprensione globale dello scritto.
Se chiudo gli occhi e lo guardo...vedo un marinaio: bello di lineamenti, abbronzato, gli occhi vivaci e maliziosi, le rughe quali ornamento a un'intelligenza vissuta, praticata da sempre...
Poi, come immagini che prendono forma sostituendosi in un caleidoscopio,si sovrappongono altri Cesare : il bambino euforico, eccitato e irrazionale, lucente in preda ad entusiasmi immediati e dirompenti come fuochi d'artificio...sguardi lenti e interni e lontani, di vecchio sapiente, come se il "fuori" non esistesse più, quando si immerge nel suo mondo interiore -certamente più ampio di quello esteriore!- cercando immagini, risposte e antico sapere.
Tace il vecchio, repentinamente spodestato dal "giusto", che si arrabbia, e salta sulla sedia!, battendo la mano aperta e rigida, indignato nel suo difendere.
Inaspettatamente, si gira. Ferma la testa, ferma lo sguardo, ferma le parole: dolcezza, tenerezza rispetto considerazione e fiducia illuminano il suo viso, illuminano Giovanna: sua moglie, amica e musa; suo critico , coraggio e complice ; sua forza, consigliera e amata...
Cesare come il suo Paflasmos, in un costante moto perpetuo di onde ora di fondo , ora di superficie, che attraversano il suo animo e il suo sperimentare.
Ma di Cesare amo in particolare una qualità: la sua volontà/capacità di annientare la riduttiva -e perdente!- scala del valore piramidale, per dare spazio, corpo e forma a quello che definisce valore trasversale : attraverso la sua acuta curiosità e attenzione al particolare, anche se nascosto, riesce senza appiattire e senza disperdere nulla, a dare valore ad ogni singola esperienza, ad ogni singolo individuo, ad ogni singolo istante, ad ogni singola qualità, quasi come se ciascuno di essi fosse assoluto e supremo, ma senza nulla togliere all'assoluto e al supremo dell'altro, creando tra queste diversità relazioni tali da esaltare proprio la diversità stessa.
Trovo un esempio nel mio immaginario personale: il colore
Guardando un dipinto nella sua complessità, forma, luce e ombra sono dati dall'insieme di innumerevoli pennellate di colori diversi che aderiscono pianamente, nello stesso modo, alla medesima tela: eppure ciascuno di essi è specifico, indispensabile, insostituibile nel suo contesto...ma nessuno di essi supera in importanza l'altro: così le persone, così il sapere, così il vivere...
Avevo pensato di raccontarvi la biografia di questo uomo, per me vero maestro, ma so che queste informazioni (attestati, pubblicazioni, collaborazioni) sono facilmente reperibili, alla portata di tutti...
Io invece ho il privilegio di conoscerlo, di averlo vissuto da vicino, di averlo perso e ritrovato, ed è l'Uomo quello che io conosco. Ed è l'Uomo che ho voluto condividere con voi, per ricordarmi e ricordarvi, che nessuna curiosità va sprecata, che nessun limite va incassato senza tendere al suo superamento, che nessuna stasi è vitale , che "ribelle" non è colui che fa le guerre, ma colui che vuole vivere con e di ogni parte di se stesso, che vuole apprendere, che si "espande".
Ecco, forse espandersi è la parola che stavo cercando...
Questo Uomo così aperto, mi regala la sensazione intima di una galassia che si espande, si espande, si espande, inglobando e superando via via i propri limiti, in una morbida e lenta deriva verso l'infinito....
Nel mio raccontarvi Cesare, ho deliberatamente omesso un particolare, non di poco conto...e, scusa Cesare, ma ora lo cito, poiché so bene che nulla di ciò che hai fatto, scelto e amato ti è stato dettato dal desiderio di porti come esempio o per elevarti agli occhi degli altri o per trovar sollievo dalla tua sofferenza, quanto piuttosto da una necessità inscindibile dal tuo essere come lo è il volteggiare per una ballerina o il volo per un gabbiano..
Ma credo che talvolta sia indispensabile instillare negli altri lo stupore affinché si fermino e riflettano quel tanto in più sulle incredibili potenzialità dell'uomo, per permettere loro di sperimentare e di lasciar sperimentare nuovi o improbabili percorsi, per permettere loro di abbattere un ulteriore insormontabile limite...
Perciò, non volermene se ora, ora che il tuo Paflasmos è già stato letto, che le tue C sono già state graffiate sulla carta e il che tuo bastone è già stato dimenticato sul bordo di un tavolo, dico anche ai miei ascoltatori che tu hai sempre viaggiato la vita con gravi difficoltà fisiche...quella differenza che tutto è stata ma non un limite, quella differenza che è un tuo valore...
E ora, finalmente, concedo anche a me di scrivere quel ricciolo di C, ampio come il primo respiro del mattino, per dirti, semplicemente... "Caro zio...grazie!"
Elena Furio